PROSEGUONO LE MOSTRE PRESSO LA SEDE CENTRALE DELLA BANCA DI CIVIDALE

17/08/07

"I mestieri dell'arte - inediti di Gianfranco Zanetti" dal 16 agosto al 14 settembre presso la sede centrale della Banca di Cividale. Orario

"I mestieri dell'arte - inediti di Gianfranco Zanetti" dal 16 agosto al 14 settembre presso la sede centrale della Banca di Cividale. Orario feriale: 8.20 13.20 - 14.35 15.35 Con il trascorrere degli anni, con l'aumento "delle velocità" e l'imperativo imposto dalle varie serialità, si è sviluppato un grossolano malinteso sul senso dell'"innovazione" nel multiforme mondo dell'arte contemporanea che, a mio parere, quasi sottintende una pausa del ragionamento e della riflessione nella ricerca ostinata della "novità"; come se le stesse complesse varianti che strutturano la "produzione culturale" non avessero bisogno ancor'oggi di seguire percorsi anche storicamente assestati per sprigionare una vera forza innovativa. Zeno Zanetti, partendo da una formazione accademica che lo porterà a padroneggiare gli strumenti del "fare" arte, creerà negli anni opere sempre più autonome in campi eterogenei - in pittura, nella plastica, in scenografia - un'avventura nella contemporaneità veicolata da lucide simmetrie che l'artista ritrova nel mondo naturale e nella sua stessa speculazione intellettuale: simmetrie che non vanno lette come impianti limitanti, ma come "filtri" di una visione del mondo soggetta ad un poetico e perenne stato di incantamento. Per Zeno il lavoro creativo è un pensiero "raggiunto" dove trovare quell'emozione che fa immaginare in una traccia di sabbia o nel gioco di una corda la vastità di uno spazio; una ricerca sulle straordinarie potenzialità estetiche della natura come miniera di materiali primari in continua ibridazione, una vocazione a tessere rapporti tra i saperi dell'uomo e la terra generatrice. Quest'elogio della normalità sottintende tuttavia nell'espressione artistica uno spirito libero, quasi anarchico; un'aspetto affascinante del carattere d'artista di Zanetti, spontaneamente aperto al confronto con gli allievi nella sua lunga attività didattica, ma anche pronto ad affermare le proprie ragioni in un contesto di falsi miti e perduranti mistificazioni. Anche nell'esecizio dell'arte scenica, suo primo amore, certe narrazioni tradotte con pochi mezzi interagiscono così profondamente con gli stati d'animo che l'opera affronta che ancor'oggi potrebbero integrarsi senza difficoltà con le nuove tecnologie scenotecniche perchè il rapporto con l'idea creatrice è ancora straordinariamente attuale. Grafica, plastica, pittura e scenografia sono state per Zeno investigazioni in campi linguistici perfettamente aderenti alle sue potenzialità espressive, quest'ultime sapientemente dominate da una tecnica che rende pulsanti anche l'inerzia della materia trattata, nello svelare tutta l'intrinseca poesia. (da una cricita di Gilberto Ganzer) A ben guardare la grande varietà delle elaborazioni di Gianfranco Zanetti non è difficile far derivare il senso di mobilità e mutamento perenne che esse veicolano dall'impostazione di metodo, aperta all'interpretazione a largo spettro dei fenomeni artistici, perseguita e diffusa fascinosamente negli allievi dell'Accademia bolognese (e poi dell'Università) da un grande maestro di scrittura e sensibilità, Francesco Arcangeli, singolare figura di intellettuale per nulla in difficoltà nel soppesare con pari acume critico, nelle loro pertinenti e specifiche volontà "artistiche", un Primitivo o un maestro contemporaneo come Giorgio Morandi. Non stupiscono dunque gli scarti improvvisi dei campi di applicazione, dello stile, di una prassi esecutiva lungamente condotta sulle valenze "tecniche" dei materiali qualora se ne ipotizzi l'origine dal comune alveo di suggestioni degli anni bolognesi; allorquando, nella lettura dei fenomeni artistici che doveva dare da necessario corollario al "mestiere dell'arte, si scorgeva, nel loro dipanarsi nelle vicende umane, l'evidenza materiale di linguaggi unici ed irripetibili ma nel contempo legati a doppio filo da una cifra etico-estetica che trascendeva le tecniche e il tempo e che voleva sfuggire, nelle parole di Arcangeli, alla "routine dell'eterno estetismo, dell'eterna accademia italiana: sempre pronta a risorgere da tutti gli angoli, travestendosi da saggezza modernistica.." Gianfranco Zanetti studia scenografia con Bertocchi - e dunque un'arte che nell'architettura fa illusione - e in essa concentra una consistente parte del suo impegno, accettando le ragioni della scena nell'unità di tempo e spazio senza però farsi strumentalizzare dall'elemento narrativo che ne è anche il limite, contrapponendovi un potenziale creativo eclettico e multiforme. E' la genesi di uno stile senza stilemi, l'apertura ad un confronto con i materiali che nel tempo diventa sempre più sentito e personale, talchè le intuizioni consegnate a rapidi abbozzi sono subito trasformate in piccoli ma funzionali modelli tridimensionali polimaterici, che frequentemente privilegiano le preziosità dei tessuti della moglie, imprescindibili agli effetti attesi. La chiave di volta di tale operare è, lo ripetiamo, una curiosità intrinseca e peritissima - cui sono assenti i pruriti fastidiosi degli intellettualismi di programma e delle ansie modernistiche - verso le infinite varietà linguistiche dettate dai procedimenti tecnici; e il campo si allarga dunque ad uno sperimentalismo sostenuto che sviluppa idee dal bronzo come dal plexiglass, dalla terracotta o dal legno, tutte comunque dotate di quella alta cifra estetica che Arcangeli vedeva come antidoto all'accademismo e alle sue saggezze, alla stanca ripetizione del già visto e già fatto. Gianfranco Zanetti sapeva bene come somministrare tale antidoto, vieppiù riservando alla sua arte (e alle persone) una posizione super partes che nulla ha mai concesso ai molteplici - e pericolosi - "ruoli" d'artista. (da una critica di Pierfrancesco Busetto)

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