SOSPENSIONI INCANTATE E METAFISICHE NELLA PITTURA DI LORENZO VALE

02/04/09

Dipinti e incisioni del giovane pittore udinese Lorenzo Vale sono esposti presso la sede della Banca di Cividale fino al 30 aprile.

Dipinti e incisioni del giovane pittore udinese Lorenzo Vale sono esposti presso la sede della Banca di Cividale fino al 30 aprile. Orario feriale: 8.20-13-20 14.35-15.35 Sospensioni incantate e metafisiche nella pittura di Lorenzo Vale di Licio Damiani I fiori, le sgargianti composizioni floreali, sono un topos della pittura, in particolare dal Seicento al Novecento. Un lungo itinerario di rappresentazione 'realistica' ridotta talvolta a icona decorativa di ambienti, a compiacimento evasivo soffuso di una allure borghese, a 'scherzo' illusionistico, a virtuosismo ornamentale. Un genere pressoché abbandonato dall'arte contemporanea, dopo la grande fortuna di cui godette nel cubismo, quando venne utilizzato come formula adatta a rappresentare una realtà figurativa autonoma da implicazioni descrittive e contenutistiche, mentre per simbolisti, espressionisti, futuristi assunse, sia pure in termini fra loro diversi, una funzione metaforica. Dal canto loro i metafisici l'hanno immerso in un'aura di sospensione incantata, di formale astrazione, di rarefatta magia. Ed è alla pittura metafisica che si rifanno i mazzi floreali di Lorenzo Vale, giovane pittore udinese di talento. Su fondi uniformi, indistinti, si campiscono grandi vasi di tulipani, rose, margherite, rododendri, ortensie, viole del pensiero, lilium, rametti di calicanthus, anemoni, giaggioli, garofani, cespi di fragole, serti di erbe e di fogliame. Colori intensi, sfolgoranti: azzurri e rossi, rosa, arancione, viola, verdi, giallo-screziati e bianchi. Il disegno è nitido, preciso, risentito. Come se la rappresentazione naturalistica subisse una forzatura calligrafica, un 'di più' di evidenza. Sicché dal piano naturalistico la rappresentazione passa a un piano espressivo-simbolico, e l'effetto è come di un'allucinazione. A osservare attentamente, l'impianto strutturale si arricchisce di minuti particolari 'extravaganti': chiocciole, un biscotto appoggiato al vaso, insetti, carte da gioco, uova, pistole, stecche e palle da bigliardo, cani che divorano cadaveri, scoiattoli e ramarri, pesci e draghetti, sfere terminanti in strane protuberanze, una coppia di figurine sfuocate allusive forse al racconto biblico di Caino e Abele, un piccolo San Sebastiano trafitto da frecce. E in una delle tele un grande occhio indagatore, accusatore, giudice e testimone, è posato ai piedi di un vaso come perturbante soprammobile. Vale confessa la propria ammirazione per la metafisica di Giorgio de Chirico (che è stata oggetto della tesi di diploma conseguita all'Accademia di Belle Arti di Venezia) e per le favole surreali del fratello Alberto Savinio, ma nei suoi quadri affiorano anche altre influenze. Di Salvador Dalì emergono lo splendore fisico, il virtuosismo compositivo, la sottile ambiguità, la fantasiosa allucinazione poetica che universalizza, in modo sommesso e pacato, incubi e angosce. Risalendo alle esprerienze creative dei precursori delle prime avanguardie, ritroverei echi di Odillon Redon, sia per i temi floreali, sia per la scioltezza e la fragranza con cui essi vengono resi sulla tela, in una sospensione magica di vuoto e di silenzio. Anche per Vale, così come per Redon, il visibile non è tutto. Accanto, con armoniose nuances, aleggiano l'impalpabile presenza dell'invisibile, un senso d'inquietudine che rende le cose imprecise, evanescenti pur nella loro nitore iperrealista. Con una sorta di trepidazione malinconica il sogno insinua le sue ragioni nel cuore delle apparizioni che sembrano più 'vere' e consistenti, conferendo loro un misterioso alone di risonanze, evocando vaghi e allettanti spazi ignoti, suggerendo una misteriosa e spirituale visione della realtà. La tendenza all'astrazione evocativa che muove dalla rivalutazione di forme 'popolari' si fa ancora più evidente nei Bersagli policromi: forme-simbolo semplificate e isolate in un'atmosfera congelata, suscitatrici di enigmatiche allusioni, di rimandi metafisici. Richiamano le icone post 'pop-art' o neometafisiche di Lucio Del Pezzo, ma con un'accentuazione ludica, con una sorta di innocenza infantile. E con una sbrigliata eccitazione fantastica non priva di accenni ironici. Vale è artista che unisce alla perizia tecnica elaborata con serietà 'artigiana' (a differenza di tanti che s'improvvisano pittori disdegnando grammatica e sintassi), un'ampia e profonda conoscenza delll'arte antica e contemporanea. Qualità che danno spessore ai suoi lavori. Ulteriore conferma del rapporto stretto fra possesso sicuro delle tecniche e loro sublimazione poetica viene dalle acqueforti e acquetinte. Ancora Fiori, e Bersagli, e Labirinti arricchiti da preziosi 'incunaboli'; un segno fitto, limpido, purissimo, a volte languido e vaporoso, vivido e vibrante; un senso di ordine e di chiarezza, come di mattinali incantesimi.

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